Come essere umano una delle cose di cui ho bisogno è la fiducia, sentire quel senso di sicurezza che deriva dalla stima fondata su qualcuno, affidarsi dunque; laddove questo atto mi conferisce un sentimento di tranquillità: “Lui non lo farebbe mai!”; “E’ davvero una bella donna ma lei dice di avere occhi solo per me”.
Come ti fa sentire? Amato, rispettato, sereno?
Quello che ho appena descritto avviene all’interno di una relazione di coppia, rientra in quelle norme implicite o a volte comunicate su cui si fonda una relazione; in tal senso il tradimento diventa appunto un venire meno a questa promessa: l’altro (o io) “tradisce” la fiducia che abbiamo risposto in lui. E questo comporta inevitabilmente una perdita d’ illusione: abbiamo sviluppato nella nostra mente il modo in cui “le cose dovrebbero essere” ma la realtà non corrisponde ai nostri desideri; e questo ci ferisce.

Che tipo di fiducia ripongo nelle mie relazioni?
– La fiducia cieca dà fiducia a qualcuno senza valutarne l’affidabilità. È più una resistenza allo sperimentare il dubbio, l’ansia e la solitudine della sfiducia. Escludo la possibilità che il tradimento possa avvenire, almeno finché non succede. 
– La sospettosità si concentra sulla semplice possibilità di tradimento. Ci mantiene in uno stato di ipervigilanza: controlliamo il cellulare, osserviamo ogni minima variazione di comportamento, ci insospettiamo immediatamente se non risponde a due chiamate di fila, ecc…
– La fiducia saggia valuta la probabilità di tradimento, riconoscendo che siamo tutti creature fragili capaci di tradire nei momenti di debolezza. Realisticamente, è possibile che qualcuno di noi possa tradire una persona cara.
La fiducia cieca nega questa caratteristica più oscura della natura umana; la sospettosità lo esagera. La saggia fiducia è una valutazione che la probabilità di tradimento esiste ma è bassa.

Cosa prova colui che viene tradito?
Il tradimento rappresenta per certi aspetti la morte traumatica di una relazione. Quindi coloro che ne sono coinvolti, non di rado, possono sperimentare sintomi simili a quelli del disturbo post traumatico da stress. Fra questi: senso di colpa, depressione, intorpidimento psicologico, sospettosità, ipervigilanza, ritiro dagli altri, incubi, tendenza a rivivere ricordi sia positivi che negativi della relazione così come il momento della scoperta del tradimento. 
A lungo termine si possono poi presentare: perdita di autostima, insicurezza, incapacità di fidarsi di nuovo e desiderio di evitare relazioni future (“io non starò mai più con nessuno, non ne vale la pena”).
Un’altra strada che può trovarsi a condurre chi ha vissuto il trauma di un tradimento è poi la messa in atto di condotte di evitamento: uso di droghe o alcool, eccesso di cibo o gioco d’azzardo; tutto questo nel tentativo di fuggire le emozioni dolorose che stanno provando.

Questo dolore passerà?
Ciò che più in generale crea la ferita di un tradimento è un forte dolore, che va vissuto e che si accompagna a numerose emozioni spesso difficili da riconoscere.
La teoria del dolore in tal senso coinvolge diverse fasi: shock/negazione, contrattazione, rabbia, tristezza e accettazione. 
E’ importante sapere che non è possibile raggiungere lo stadio finale, ovvero quello dell’accettazione, senza aver attraversato le fasi precedenti.
A volte le persone rimangono bloccate alle prime fasi, anche per anni. 
Le fasi: 
– negazione/shock: potresti sentirti insensibile o come se qualcuno ti avesse appena preso a pugni nello stomaco; potrebbe esserci una tendenza a non credere nel tradimento (la mia amica mi ha riferito che mio marito era con un’altra donna in atteggiamenti intimi e io mi arrabbio con lei, negando il tutto);
– Rabbia: quando tradimento e perdita sono riconosciuti, è probabile che la persona provi una rabbia intensa. In questa fase è importante riconoscere questa emozione ma modulare le proprie azioni, che potrebbero essere spinte unicamente dal bisogno di sfogarsi (vendette, ripicche, ferire la persona che ci ha feriti). Ciò che è certo è che è meglio aspettare che la rabbia passi prima di rimpiangere azioni avventate; le emozioni vanno tirate fuori, ma invece di farlo con quella che nella nostra mente è la causa del nostro dolore (lui/lei potrebbe reagire in maniera difensiva, è finire così per alimentare ulteriormente la nostra rabbia) è bene rivolgersi ad un amico imparziale (che non alimenti il nostro sentimento di rivalsa), scrivere o fare sport, magari boxe!
– tristezza: subentra quando inizi a pensare alle cose della relazione che ti mancano, pensi alla fiducia distrutta. Anche questa emozione va riconosciuta e liberata e molti dei metodi usati per lavorare sulla rabbia (che ho elencato sopra) possono aiutare. Naturalmente piangere è concesso ed è naturale.
– accettazione: tutto ciò che abbiamo provato ci ha aiutato a guarire. I sentimenti non sono mai sbagliati, quello che facciamo a causa di essi può esserlo, per questo si tratta sempre di una scelta. Questa è la fase in cui le decisioni possono essere prese e le azioni messe in atto: sei in grado di riflettere chiaramente sulla situazione; potresti decidere di continuare la relazione oppure che tutto ciò può portarti solo altro dolore.

Cosa può aiutarmi a guarire dal trauma di un tradimento?
Esci dal “gioco della colpa”, non incolpare te stesso ma soprattutto non mettere in dubbio la persona che sei o credi di poter essere. Riguardare alla storia e a ciò che avresti potuto fare diversamente può essere un’ esperienza di crescita ma se rimane tale; sentirsi “sbagliati” è una strada che porta solo al dolore e ad una ulteriore perdita, quella della possibilità di essere di nuovo felici.
Evita di riempire il vuoto che senti con relazioni “cuscinetto”, hai bisogno di tempo per permettere alla tua ferita di rimarginarsi, altre persone potrebbero riacuire il dolore o anestetizzarlo momentaneamente finché non tornerà di nuovo in superficie. 
Concentrati su te stessa/o, sui tuoi obiettivi; creane di nuovi se necessario; riadattati alla tua vita ponendo in luce te e prenditi cura della tua salute fisica: mangia in maniera corretta, pratica sport (l’esercizio fisico è un potente anti-depressivo), riposa. 
Prova a scrivere ciò che stai provando, ti aiuterà a esprimere le tue emozioni e a rivedere ciò che sta succedendo in maniera sempre più chiara; in più questo metodo, soprattutto se ciò che stai provando è rabbia, ti aiuterà a sfogarti senza dover rimpiangere dopo azioni avventate.

E’ giusto perdonare?
Si può e anche questa è una scelta personale ed estremamente soggettiva, l’unica cosa che è importante è decidere cercando di non essere condizionati da emozioni come rabbia o tristezza . La prima potrebbe portarti a virare per il “no” per vendetta e orgoglio ferito ad esempio; la seconda potrebbe portarti al “si” per il bisogno di avere ancora quella persona, nella paura che senza non sia possibile. Datti del tempo per elaborare le tue emozioni e tirarle fuori, quando sentirai che dentro la tempesta sarà placata, quello sarà il momento di prendere una decisione.

Come psicologa, ed essendo stata paziente, so quanto può essere d’aiuto il sostegno di una persona esterna, che ci conduca verso la comprensione delle nostre emozioni, processo non sempre facile da attuare. Uno psicologo in tal senso possiede gli strumenti per accompagnarci lungo questa strada verso la guarigione, senza giudicarci ma portandoci a vedere la situazione e noi stessi sotto una luce più ampia; può sostenerci e guidarci nella ricostruzione della nostra autostima e fiducia nei confronti del mondo e di noi stessi.

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